
MOURATOGLOU: “VI SPIEGO COSA NE PENSO DEL COACHING”
Tennis. Tra i coach più noti del circuito internazionale è impossibile non citare il nome di Patrick Mouratoglou, che ormai da anni segue Serena Williams e gestisce un Accademia in Francia. Tramite il suo account ufficiale Twitter, lo stesso Mouratoglou ha espresso il suo punto di vista sulla questione del coaching.
“Sono orgoglioso di essere un coach – ha dichiarato Mouratoglou – e vorrei che questo lavoro, uno dei più belli del mondo, fosse finalmente riconosciuto”.
“Lo si vede negli sport di squadra, in cui gli allenatori danno indicazioni da bordo-campo e hanno l’intervallo per parlare con i giocatori. Nel basket ci sono i time out, nella boxe i tecnici hanno contatto costante con i pugili, i ciclisti parlano via radio con le ammiraglie e persino i golfisti parlano con i loro caddies. Il tennis sarebbe l’ultimo a implementare la regola, ma meglio tardi che mai”.
Patrick ha inoltre aggiunto: “Per trovare nuovi appassionati di tennis, bisogna ammettere che si tratta di uno sport piuttosto complicato. E allora, per coinvolgre nuovi fan, bisogna coinvolgerli sul piano emozionale. Mostrare le discussioni tra giocatore e allenatore è un modo per riuscirci. In caso contrario, il tennis rischia di essere seguito soltanto dagli appassionati più accesi.
A volte capita che ai giocatori non piaccia quello che dicono gli allenatori, ma questo crea ancora più ‘drama’, accende il pubblico e il coinvolgimento sui social network.”
“Nonostante sia vietato, molti allenatori continuano a fare coaching. Tutti i giocatori guardano verso il loro angolo, alcuni lo fanno addirittura dopo ogni punto. Alcuni allenatori comunicano tramite messaggi in codice, ma la maggior parte in modo verbale. A volte vengono puniti, ma accade raramente: gli organi di governo del tennis sono consapevoli della situazione e non chiedono agli arbitri una stretta applicazione delle regole”.
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