
AUGURI A HEWITT, PICCOLO EROE IN MEZZO AI GIGANTI
TENNIS – Il 24 febbraio 1981 nasceva Lleyton Hewitt, un campione ancora attivo tra i più popolari di questo sport. Nonostante un carattere duro e ruvido col tempo ha conquistato stima, affetto e rispetto da parte di colleghi e appassionati. Ecco un suo breve ritratto.
Tennis – Non si può trascorrere la data del 24 febbraio senza rendere omaggio ad un campione veramente speciale: Lleyton Hewitt, prima che un tennista è veramente un guerriero, fra i più fulgidi esempi di come va interpretata ogni disciplina sportiva, indipendentemente da quale essa sia. In pratica, di una cosa si può essere certi: il tennista australiano non sarà certamente ricordato per le sue comunque non poche vittorie, né forse per esser stato n.1 del mondo, ma certamente nessun appassionato di tennis potrà negare che come lottatore ed agonista può essere senza dubbio annoverato come uno dei più grandi di tutti i tempi insieme a pochi altri.
La caratteristica principale di Lleyton Hewitt è dunque la grinta, una grinta che lo ha accompagnato fin dagli inizi di una carriera precocissima e che, al tirar delle somme gli ha consentito di trasformarsi da un buon giocatore, privo di particolare potenza e di un talento raffinato, in un autentico fuoriclasse. Oggi, a 34 anni, al termine di una quasi ventennale carriera, può essere orgoglioso di avere un palmares che lo pone tra i big di tutti i tempi, superiore a tanti giocatori che per talento e fisico lo sovrasterebbero e che non hanno vinto tanto quanto lui.
Volendo fare un breve riepilogo degli invidiabili trionfi del tennista aussie, basti pensare che è tuttora il quinto fra quelli in attività come numero di titoli vinti in singolare, 30, preceduto solo dai favolosi quattro; ha distribuito questi successi in un arco di tempo lungo 16 anni, da Brisbane 1998, (non ancora diciassettenne!) a Newport 2014. Il suo apice, a livello qualitativo, fu certamente tra il 2001 e 2002 quando, unendo grinta, sfrontatezza giovanile ed una insolita maturità per un ventenne, si aggiudicò i suoi tornei più prestigiosi, prima gli US Open, poi Wimbledon e infine il Master di fine anno, dando una sensazione di dominio su fuoriclasse giovani e vecchi: batté infatti ripetutamente e spesso con punteggi severi giocatori affermati del calibro di Andre Agassi, Pete Sampras, Guga Kuerten e Carlos Moya oltre agli ambiziosi coetanei Roger Federer, Juan Carlos Ferrero Marat Safin ed Andy Roddick. La sua grande bravura fu quella di essere capace di inserirsi con prepotenza e personalità fra due giganti come Sampras e Agassi non appena cominciarono a calare e di essere più precoce del coetaneo Federer, la cui esplosione, non certo tardiva, è arrivata “solo” nel 2003.
Da quel Wimbledon 2003, nel quale peraltro il giovane Lleyton, ambizioso e spavaldo subì il primo duro colpo, anche psicologico, dell’eliminazione al primo turno da detentore del titolo per mano di Ivo Karlovic (una sconfitta a posteriori non certo disonorevole visto il valore dimostrato dal gigante croato negli anni a seguire), iniziò il regno di re Roger, nel quale Hewitt poté recitare solo un ruolo secondario. Da quel momento non è stato più un protagonista di vertice, tanto più che con l’avvento di Rafa Nadal prima, Novak Djokovic ed Andy Murray poi è parso sempre più evidente il gap di velocità e potenza fra il suo tennis e quello delle nuove generazioni. Tutto questo nulla toglie ai suoi meriti, soprattutto quello di aver saputo cogliere e sfruttare al massimo il suo momento e collocarsi in una posizione da immortale fra i grandissimi di questo sport. In ogni caso, tanto per non perdere l’abitudine alle vittorie, dal 2003 ad oggi ha collezionato altri 13 titoli, oltre ad altre due finali Slam, perse con Roger e Marat. Col russo la sua unica occasione di aggiudicarsi lo Slam di casa, ma siamo già in una fase in cui il suo tennis e la sua vena sono appannate rispetto ai tempi d’oro.
Del suo carattere duro e grintoso tanto è stato detto e scritto. Oggi possiamo dire che quella ferocia agonistica messa in campo già in tenera età è stata fondamentale per i suoi successi e anche se inizialmente ha “stranito” un po’ l’ambiente abituato a ben altro fair play (ricordiamo i soprannomi di “Satanetto” e “Isterix” assegnatigli da un perplesso Gianni Clerici di fronte alle sue esultanze a volte sguaiate e apparentemente eccessive); col tempo tutti hanno convenuto sulla assoluta e pura sportività del personaggio e sulla sua totale correttezza in campo. Oggi che è arrivato anche l’annuncio ufficiale da parte dell’australiano di voler chiudere col tennis agonistico agli AO 2016, alla ventesima partecipazione, è più che mai doveroso tributare il giusto omaggio a questo vero grande guerriero delle arene tennistiche di tutto il mondo, la cui carriera deve essere di esempio per le giovani generazioni; non si sottolineerà mai abbastanza, infatti, come il vero modello da seguire nello sport non è l’extra terrestre dal talento e dal fisico straordinari che non si potranno mai emulare perché baciati da una fortuna unica, ma lo sportivo “normale” che con la forza della volontà e con una dedizione assoluta colma le lacune ed arriva a traguardi inimmaginabili, ed in questo Lleyton non ha eguali, salvo forse in David Ferrer. Auguri dunque a Lleyton Hewitt, piccolo grande eroe moderno!
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