
AUGURI AD ARANTXA, GLADIATRICE DELLE BATTAGLIE IMPOSSIBILI
Tennis. L’occasione del compleanno di Arantxa Sanchez Vicario ci offre la possibilità di rievocare un periodo del tennis femminile ricco di eventi spettacolari e personaggi interessanti e talentuosi: erano i favolosi anni novanta (e fine anni ottanta), uno di quei periodi fortunati nei quali sono sbocciate, spontaneamente e casualmente, un gran numero di campionesse in contemporanea, che hanno reso il tennis femminile finalmente bello e competitivo, forse per la prima volta. Un periodo improntato ad un netto duopolio, quello delle regine e tiranne Steffi Graf e Monica Seles, attraversate però da vicissitudini umane che ne hanno condizionato il rendimento; ma in questi stessi anni son riuscite spesso ad inserirsi con successo e con merito giocatrici di grande classe come Gabriela Sabatini, Jana Novotna e Conchita Martinez; si sono cominciate ad affacciare le prime amazzoni capaci di tirare colpi violenti da ogni parte del campo Mary Pierce, Jennifer Capriati e Lindsay Davenport; la vecchia Martina Navratilova dispensava le ultime gocce della suo immenso talento, ma soprattutto c’era lei, Arantxa, giocatrice universale, diversa a sua volta dalle altre, sicuramente ineguagliabile in tre aspetti fondamentali del gioco: la mobilità e l’intelligenza tattica e la caparbietà.
Arantxa Sanchez ha attraversato questo decennio da vera protagonista e, con i suoi successi personali ha dimostrato molte cose interessanti che possono essere fonte di ispirazione per la vita stessa. La sua immagine e il suo ricordo sono lo spot vivente della forza di volontà e della grinta: molto spesso ci troviamo a parlare di giocatori e giocatrici che non riescono ad esprimere pienamente il loro potenziale; ebbene per Arantxa, più che per altri, vale esattamente l’opposto: è veramente difficile trovare, nella storia, una tennista che con mezzi fisici e tecnici normali come i suoi sia riuscita a vincere così tanto e contro avversarie infinitamente più dotate. Esemplari e simboliche a tale proposito la sua prima (1989) e l’ultima vittoria (1998) a Roland Garros, il suo più grande palcoscenico, dove, prima da giovanissima outsider, poi da veterana in fase calante, riuscì a sconfiggere rispettivamente la Graf e la Seles, strafavorite da tutti i punti di vista, proprio portando il match sul piano della lotta e dell’agonismo esasperato.
Un’altra dote rara universalmente riconosciuta alla giocatrice di Barcellona è stata il coraggio: piccola di statura e tarchiata, con un’immagine non particolarmente atletica (in apparenza), entrava in campo con una spavalderia e una fiducia in se stessa che, spesso, finiva per disorientare e sfinire le avversarie; correva dappertutto, recuperava, subiva la potenza delle altre e ripartiva ma alla fine i punti, soprattutto quelli importanti …. erano sempre suoi. E così, battaglia dopo battaglia, sfiancando lentamente un’avversaria dopo l’altra Arantxa è arrivata ad essere la rivale principale di Steffi Graf, con la Seles fuori gioco per colpa del folle Gunther Parche; e bisogna darle atto che, se il circuito femminile non è diventato un noioso monopolio della tedesca lo si deve a lei che è riuscita a crescere oltre ogni previsione diventando competitiva anche sulle superfici in cemento: un’altra perla della sua carriera è stata infatti la vittoria agli US Open 1994, con aggancio e sorpasso alla esterrefatta Graf, che dovette cederle anche lo scettro della numero uno del mondo.
Nel suo palmares di ci sono 29 tornei di singolare e ben 69 in doppio, altra specialità nella quale era maestra; ha vinto tutti gli Slam, dove non è arrivata in singolare ha trionfato in doppio con partner diverse (Australian, Wimbledon e Master), ha giocato 12 finali di Slam in singolare, è stata numero uno al mondo, sia pure per poche settimane. Protagonista assoluta in Fed Cup, supportata da un una fuoriclasse coetanea come Conchita Martinez ha portato il trofeo alla Spagna per ben cinque volte e detiene ancora il record assoluto di match vinti in singolare. Tutto questo fa di Arantxa una vera leggenda dello sport iberico, superata recentemente solo da un certo …. Nadal.
Una volta calato il sipario sulla lunga e luminosa carriera, però, come spesso capita a molti campioni, si sono allungate le ombre di una vita privata difficile da gestire, conseguenza inevitabile delle troppe energie profuse nel perseguire la gloria sportiva. Dalle recenti cronache risulterebbe che Arantxa, che in carriera ha guadagnato, tra prize money e sponsor, svariati milioni di dollari, sarebbe caduta nella trappola dell’evasione fiscale, per colpa degli stretti familiari che ne avrebbero gestito il patrimonio mentre lei pensava a rincorrere la pallina gialla. Quel clan familiare così unito e presente a bordo campo che le faceva da scudo contro qualsiasi cosa potesse ostacolarne la carriera e la serenità si è trasformato improvvisamente nel suo nemico principale tanto che la ormai ex giocatrice lamenta ora di essere in cattive condizioni economiche per gli sperperi fatti da genitori e fratelli dei milioni da lei guadagnati. A tutt’oggi Arantxa ha abbandonato la Spagna per vivere negli Stati Uniti, e la sua nuova famiglia, composta da marito e due figli a mala pena conosce la famiglia d’origine.
Qualunque sia la verità auguriamo ad Aranxa di riuscire a risolvere al meglio le sue intricate vicende familiari anche se, forse, rispetto a quando vinceva dure battaglie sul campo da tennis ci vorrà una grinta ancora maggiore!
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