
COACH IN TRIBUNA O IN CAMPO?
Il coach in campo è roba da femminucce. È questo quello che ha sempre lasciato intendere Roger Federer quando gli è stata proposta la possibilità di ricevere il supporto dell’allenatore a partita in corso. È come se ricevere consigli faccia sembrare i giocatori sprovveduti e deboli. Ma se ci spostassimo nel mondo dell’Nba noteremmo che i consigli che David Blatt, allenatore dei Cleveland Cavaliers, dà durante il match a Lebron James non fanno certo sembrare la stella del basket come un avversario fragile. In fondo sul campo ci va il giocatore e starà poi a lui ragionare.
Comunque Federer non ne vuole sapere. “Se proprio devono introdurre questa regola, spero che lo faranno quando io mi sarò già ritirato”, aveva dichiarato il campione svizzero tempo fa. Eppure c’è chi nei giorni scorsi a Parigi ha approfittato di questo aiutino. Si tratta di Kei Nishikori che durante l’incontro con Jo-Wilfried Tsonga si è servito della pausa, ovviamente inaspettata, per poter scambiare quattro chiacchiere con il suo consigliere, Michael Chang. Evidentemente, vista la sconfitta, non è poi servito tanto. Il tennista giapponese però ne ha sentito la necessità e ha colto la palla al balzo. Federer alla notizia ne sarà rimasto inorridito visto che, per lui, l’allenatore debba dare sostegno soltanto dal proprio angolo.
Ma anche dalla panchina non è sempre facile ricevere il supporto necessario, come è accaduto a Jeremy Chardy nel primo turno del Roland Garros. A inizio secondo set ha infatti chiesto al suo allenatore Magnus Tideman di spostarsi. “Era tra il pubblico e c’era molta confusione, io stavo attraversando un momento difficile del match, ero un po’ nervoso – ha raccontato il tennista francese – ogni volta che cercavo di guardare in tribuna, non riuscivo a vedere dove si trovava. Quando ha cambiato posto, è stato più facile per me. E’ stato importante”.
Tutt’altra storia nel mondo femminile. Nel circuito Wta infatti la norma del coaching in campo è stata introdotta nel 2009. E dopo alcuni tornei sperimentali l’associazione giocatrici, nonostante alcune polemiche iniziali, ha dato il proprio benestare. Ogni tennista può chiamare (una sola volta nel corso del set) il proprio allenatore per farsi dare suggerimenti tecnico-tattici, ma anche per godere della motivazione che solo il coach sa trasmettere. Tante ancora sono le questioni rimaste irrisolte: ad esempio tutto ciò non vale nei tornei più importanti, come i Grandi Slam, e soprattutto in campo maschile. Come abbiamo detto questa ipotesi non è mai seriamente presa in considerazione. Eppure come dice Chardy: “A volte abbiamo bisogno di avere un po’ di sostegno, è bello avere un incentivo”. Roger Federer però potrà dormire sogni tranquilli, se mai verrà introdotta questa regola sarà sicuramente dopo il suo ritiro.
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