
FERNANDO VERDASCO: “IL CALCIO È PIÚ ELITARIO DEL TENNIS”
Fa parlare di sé molto più per il suo aspetto da bello e rude, per le campagne pubblicitarie, le foto in slip e con valige al seguito. Fernando Verdasco, a 32 anni, sta inevitabilmente affrontando la parabola discendente della sua carriera da tennista, nonostante i progetti per il 2016 siano molteplici e lo dimostra il fatto che abbia cambiato allenatore in vista della prossima stagione che, spera, sia migliore delle ultime, avare di vittorie e soddisfazioni. Il madrileno ha recentemente posato per ‘Springfield’, un marchio di abbigliamento.
“Ho solo fatto uno spot di slip nel 2010 e ora questo, tutto il resto è stato fare foto per delle riviste. Succede di tanto in tanto, ci sono anni nei quali mi capita di fare quattro campagne e altri in cui non faccio niente. Di tanto in tanto, mi piace fare il modello, ma quando mi ritirerò dal tennis quello che farò non sarà il modello, decisamente”, ha spiegato Nando a ‘El Pais’. Ma che progetti ha lo spagnolo? Le possibilità sono varie: “Potrei continuare su questa strada, ad esempio creare una scuola di tennis. O fare qualcosa legata ai miei ristoranti di famiglia. Ci sono varie opzioni ma non so ancora quello che farò. Di certo giocherò a tennis ancora per un paio di anni”.
Verdasco tiene banco sulla stampa spagnola anche per quanto riguarda il gossip, in quanto fidanzato di Ana, figlia di Isabel Preysler e Miguel Boyer. La motivazione, come spiega il tennista con parole molto dure, in realtà è molto semplice: “In Spagna si da’ più importanza alle cose meno importanti. Scrivere sulla vita privata di un atleta vende più che scrivere sul suo lavoro. E lo sport spagnolo ha guadagnato molto negli ultimi anni. E se poi non vinci sei zero. Non sono cresciuto in club eleganti,mi allenavo in un campo vicino casa e con me altri tennisti, tra i migliori di Madrid. A cinque anni sono andato in una scuola a Las Lomas. E il tennis in TV mi ipnotizzava”.
A ‘El Pais’ Verdasco spiega anche il suo approccio al tennis, un sport dove si è soli, si viaggia soli, si lavora da soli e si compete uno contro uno. Niente a che vedere con lo spirito di squadra che, ad esempio, può mettere in campo una squadra di calcio o, punge, con le condizioni elitarie che sono riservate ai calciatori, ad esempio. “Noi tennisti viaggiamo da soli rispetto a una squadra di calcio. Si viaggia con il proprio allenatore o con il padre, o con un amico di tanto in tanto. E il viaggio te lo paghi da solo. Nel calcio tutto è pagato dal club, a volte si viaggia in aerei privati. Qui non hai questi privilegi anche se sei il numero uno. Nadal non viaggia in aereo privato. Oggi è il calcio è più esclusivo del tennis”, conclude l’attuale n°49 del mondo.
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