
I 54 ANNI DI IVAN “IL TERRIBILE” LENDL
Tennis. Di solito si dice che la miglior difesa è l’attacco. Tutto giusto, a meno che non ti chiami Ivan Lendl, campione che ha fatto della difesa un efficace modo di attaccare in sicurezza. “Abbandonava un rovescio tagliato e velenoso per una terribile sberla liftata, che non sarebbe servita soltanto a passare, ma anche ad attaccare”. Con queste parole Gianni Clerici descriveva il giocatore cecoslovacco, quando negli anni ’80 mieteva una vittima dopo l’altra nel circuito.
Lendl fu infatti celebre per il suo “chip”, una specie di “slice” che serviva a bloccare o meglio disinnescare il servizio dell’avversario, che si ritrovava poi nei pressi della rete a dover gestire una palla veramente insidiosa. Erano ancora i tempi del serve and volley e forse il tennista di Ostrava fu quello che più di tutti – insieme a Bjorn Borg in passato – che riuscì a trovare le armi migliori contro questo stile di gioco che ha monopolizzato per anni questo sport . La sua maggiore abilità era poi quella di addormentare il gioco. Come un ragno tesseva la sua ragnatela con la quale imprigionava l’avversario alla minima distrazione. Ma oltre a quelle abilità, comuni più a un giocatore di scacchi che a uno di tennis, Lendl aveva in repertorio un dritto potente e al contempo solidissimo. Indimenticabile l’innata maestria con la quale giocava vincenti lungolinea in corsa, facendo ogni volta alzare in piedi gli spettatori entusiasti.
Ivan Lendl ha inciso in molti modi la storia di questo sport e vanta molteplici record. Come quello di essere tra i cinque giocatori ad essere stati numero 1 del mondo per tre anni consecutivi, dal 9 settembre 1985 all’11 settembre 1988. O come i 15 tornei vinti nello stesso anno –secondo in questa classifica solo a Guillermo Vilas che nel 1977 ne conquistò 16 – o per essere ricordato come l’unico tennista a vincere in tre settimane altrettanti tornei su superfici diverse tra loro. Ed è proprio su quest’ultimo record che vogliamo soffermarci per capire l’unicità tennistica di Ivan “Il Terribile”, giocatore che sapeva adattarsi e giocare benissimo su ogni superficie, per giunta con una continuità incredibile. Nonostante i suoi m 1, 87 di altezza, il cecoslovacco naturalizzato americano aveva infatti un’ottima mobilità, che insieme alle sue spiccate doti tattiche lo rendevano un osso duro su qualsiasi campo e in ogni parte del globo.
Ma Ivan Lendl è anche uno di quei giocatori ad aver avuto un complesso con le prove del Grande Slam. Il ceco classe 1960 è infatti uno di quelli che prima di poter sollevare in cielo un prestigioso trofeo ha dovuto tentare e ritentare più volte, fermandosi in finale per tre volte di fila. Ma grazie al suo carattere caparbio e allo stesso tempo glaciale, che a volte gli portava anche l’antipatia del pubblico, Lendl è riuscito a sfatare il tabù. La prima volta in una finale fu nel 1982 agli US Open, quando Ivan venne sconfitto in quattro set da Jimmy Connors, giocatore in quel momento più esperto e navigato di lui. Il secondo segnale di stop per Lendl arrivò a Melbourne l’anno successivo, quando fu sconfitto nettamente dallo svedese Mats Wilander, al tempo giovanissimo e in completa ascesa. E poi ci fu il terzo tentativo infranto, ancora una volta sul centrale di Flushing Meadows, ancora una volta contro Connors e ancora una volta in quattro set, cedendo malamente con un 6-0 finale.
Ma l’occasione che rompe finalmente l’incantesimo arriva al Roland Garros del 1984. In cima alle classifiche c’è Stevie Wonder con la sua “I just called to say I love you” e “la chiamata dell’amore” per Lendl arriva proprio sui campi di Parigi. Nei quarti di finale l’allora 24enne sconfigge lo specialista della terra rossa Andre Gomez e in semifinale si vendica su Mats Wilander. Si arriva in finale e questa volta davanti a lui c’è John Mc Enroe. L’esperienza dell’americano porta Lendl ad essere sfavorito, ma la superficie agevola il cecoslovacco che alla lunga distanza e in rimonta riesce finalmente a centrare il suo primo titolo in una prova dello Slam. Dopo quel trionfo ne arrivarono altri sette: 2 Australian Open, 2 US Open e 2 ulteriori successi al Roland Garros. Unica pecca di “Ivan Il Terribile” è stata quella di non essere riuscito a vincere a Wimbledon. Lendl è giunto in finale sull’erba di Church Road per due volte ma è uscito sconfitto in entrambe le occasioni. La prima volta si è arreso alla freschezza di Boris Becker nell’edizione del 1986, mentre nel 1987 ha ceduto all’imprevedibilità di Pat Cash. Ma ci ha pensato la carriera da coach a portare all’uomo dallo sguardo serioso il successo sull’erba londinese, quando Andy Murray è riuscito a spezzare un incantesimo che per la Gran Bretagna era ancor più pesante di quello di Lendl. E oggi, a 54 anni di età, quella vittoria può sentirla un po’ sua.
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