
IL SILENZIO È ORO
Tennis – “Silenzio per favore”. Quante volte abbiamo sentito questa frase guardando una partita di tennis? Parecchie. Perché il silenzio è un fattore fondamentale durante un match.
Ma le cose stanno cambiando, o meglio potrebbero cambiare. Non parliamo certo di cori da stadio durante la prima di servizio che vale uno Slam, ma qualche interferenza con il pubblico, prima assolutamente vietata, oggi appare quantomeno tollerata.
Lo spunto arriva da un ampio servizio offerto ieri sulle pagine “R2” di “Repubblica”. Si parla di alcuni giocatori, e non certo di secondo piano, che vorrebbero mettere in discussione la regola delle regole: il silenzio, per l’appunto.
Dalle finali di Wimbledon ai “due scambi” domenicali con l’avvocato vicino di armadietto, il silenzio è parte integrante di uno sport che si basa sulla concentrazione alla pari di tecnica e forma fisica.
Nel normale corso evolutivo dello sport, il secondo ed il terzo fattore sono cambiati, aumentando esponenzialmente i loro parametri, mentre il primo ha resistito immacolato nel tempo, ma ora inizia ad essere minacciato come una specie protetta.
Le cause della sua possibile estinzione vanno ricercate da più parti: In primis la voglia di partecipare di un pubblico sempre più protagonista.
Nell’era dei social network, in cui tutti possono dire la loro, rendendo pubblico ogni semplice sbadiglio, partecipare ad un evento sportivo significa farne parte in maniera totalitaria.
Tra un punto e l’altro sempre più spettatori prendono “coraggio” ed incitano i propri beniamini, che da par loro non disdegnano affatto la rottura del silenzio.
Novak Djokovic, tanto per fare un esempio, è uno di quelli che ama l’interazione con gli spalti ed il suo modo di comunicare, anche solo con il linguaggio del corpo, coinvolge ed esalta gli spettatori. “Il pubblico partecipe fa salire l’adrenalina. Tra uno scambio e l’altro a noi fa piacere sentirli”, la frase del numero 1 al mondo riportate nell’articolo firmato da Cosimo Cito e Stefania Parmeggiani in cui si ricorda quanto rumorosi (e per questo anche graditi a qualcuno) siano le tribune degli imminenti US Open.
Non si griderà dunque allo scandalo quando tra pochi giorni torneremo ad “ascoltare” i rumori dell’ultimo slam stagionale: quello che alcuni definiscono il più spettacolare e sicuramente il più chiassoso.
Il rispetto verso i giocatori in campo quello certo rimane, ma anche qui sempre più spesso il rumore della pallina che colpisce le corde viene coperto dai decibel in eccesso che partono da altre “corde”, quelle vocali degli stessi protagonisti.
Il “grunting” è oramai entrato nel linguaggio normale di chi ama questo sport. L’urlo che accompagna ogni singolo colpo, soprattutto quello di alcune giocatrici, a volte attira più attenzioni dello stesso gesto atletico. Vika Azarenka e Maria Sharapova, tanto per fare altri due esempi, non si preoccupano affatto di violare quel religioso silenzio facendo schizzare la colonnina dei decibel molto più in “alto” di quello che può fare un boing che passa a 8mila metri sopra le loro teste.
O ancora i vari “Vamos” gridati in faccia all’avversario non sottolineano troppo stile ed eleganza, soprattutto quando ad emettere l’esultanza tipicamente iberica è un tennista nato e cresciuto nella penisola scandinava piuttosto che in Giappone.
Ed allora la domanda è lecita: il silenzio nel tennis vale ancora oro?
Personalmente ho visto chiedere la ripetizione del punto da parte di ragionieri appesantiti dalla “carbonara” ingerita al bar del circolo, quando i loro passanti lungolinea finiscono la corsa nel parcheggio senza toccare terra. Tutto questo semplicemente per colpa dello squillo del cellulare di un socio impegnato con l’asciugacapelli nello spogliatoio posto a 400 metri di distanza.
Esagerazioni e scherzi a parte, la concentrazione e la possibilità di sentir volare una mosca durante il servizio di un tennista, rimangono degli aspetti affascinanti di uno sport unico che per certi versi dovrebbe rimanere cosi. Per cui al Roland Garros come al circolo sotto casa “silenzio per favore” almeno laddove sia possibile.
Perfetto………, il silenzio è d’oro ? e questa moda di urli e versi strazianti di certi giocatori ? suvvia …!! è uno sport non la battaglia per la vita, phatos fuori luogo……… e che sara mai con questo infervorarsi, incazzarsi, fare scene da teatro greco, il tutto per colpire una pallina peolosa di gomma……….ridicolo.