
L’INESAURIBILE KIMIKO
Nella giornata di ieri, Kimiko Date-Krumm è entrata silenziosamente nella storia di Wimbledon e nessuno se n’è accorto. Certo, il suo non è proprio un record assoluto, ma vale la pena ricordarlo a futura memoria. La veterana giapponese, che ha 42 anni, ha battuto un’avversaria che ha meno della metà dei suoi anni, la diciottenne tedesca Carina Witthoeft, con un 6-0, 6-2 in appena 44 minuti, diventando così la seconda giocatrice più “stagionata” a vincere un match a Wimbledon. Sopra di lei, probabilmente inarrivabile, Martina Navratilova che vinse alla bellezza di 47 anni nel 2004.
Un’assoluta debuttante a Church Road è stata quindi eliminata da una che i campi da tennis che contano li calpesta da oltre vent’anni: l’esordio della Date-Krumm in un Major risale infatti al Roland Garros del 1989 e quando nel 1996 raggiunse le semifinali proprio a Wimbledon, la Witthoeft compiva appena un anno. Kimiko parla delle sue sensazioni a Tennis.com.
“Gioco ancora perché ho molta passione – ha detto la giocatrice giapponese – mi piacciono le sfide perché alla mia età non è semplice.”
Kimiko è stata lontana dal tennis per ben 12 anni per ritornare a giocare nel 2008, trovandolo assai diverso.
“Le giovani giocatrici hanno molta potenza, ma quando la palla arriva si limitano soltanto a colpirla. Non usano tutto il campo. La Navratilova, ad esempio, faceva serve and volley, era mancina ed usava il rovescio in slice. La Graf aveva uno speciale rovescio in back e un dritto potentissimo, la Sabatini faceva serve and volley anche se preferiva stare sulla linea di fondo. Ognuna aveva uno stile differente ed usava colpi differenti. Oggi sono tutte uguali. Bam, bam, bam.”
Kimiko Date-Krumm ha come best ranking il numero 4 nel 1995.
“Quando ero giovane mi allenavo sempre, avevo bisogno di vincere, volevo essere tra le migliori dieci. Avevo sempre molta pressione addosso quindi non mi sono divertita molto quando ero giovane. Da quando sono tornata a giocare invece mi diverto molto, anche quando perdo. Ora devo solo avere più cura del mio corpo perché ovviamente alla mia età è più difficile recuperare. Devo essere sempre allenata ma se lo faccio troppo mi sento stanca.”
Di lei ha detto la Witthoeft:
“Sono rimasta sorpresa dal modo in cui ha giocato, è evidente che è una giocatrice dalla grande esperienza. Non credevo potesse giocare così bene, vista l’età”.
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