
MADRID OPEN: TRA SFORTUNA, SPALTI VUOTI E SPENDING REVIEW
Madrid (Spagna). La tredicesima edizione del Mutua Madrid Open (la sesta per quel che riguarda il solo torneo femminile) non passerà decisamente alla storia come una delle più memorabili. Iniziato con il ritiro del numero due del mondo Novak Djokovic, causato dall’infortunio al polso occorso in quel di Monte Carlo, il Master 1000/Premier Mandatory madrileno è stato “funestato” successivamente dalla rinuncia di Roger Federer, diventato nuovamente papà, e dalle eliminazioni premature di Stanislas Wawrinka ed Andy Murray. Dulcis in fundo, questa mattina è arrivato anche il ritiro di Serena Williams, messa ko da un infortunio alla coscia, a colpire il torneo femminile, che fino ad oggi invece si era mantenuto su altissimi livelli, con tutte le più forti qualificate ai quarti di finale. Ovviamente i numerosi ritiri non sono colpa di nessuno, se non della sfortuna che sembra essersi accanita sadicamente sul torneo della capitale spagnola. Sorte avversa a parte però, quello del Madrid Open sembra essere un declino lento, ma inesorabile, al quale nemmeno gli organizzatori danno l’impressione di volere o potere mettere un freno.
Cominciamo dalla cornice. Il torneo di Madrid si gioca in una delle strutture più accoglienti di tutto il circuito. La Caja Magica è infatti un impianto spettacolare, uno dei pochissimi che pur ospitando un torneo outdoor ha la possibilità di sconfiggere le eventuali avversità atmosferiche, grazie al tetto mobile presente sui tre campi principali, che in caso di pioggia può essere chiuso in pochissimi minuti, evitando in questo modo qualsiasi ritardo nello svolgimento dei match. Il campo centrale, slam esclusi, è il più capiente d’Europa per quel che riguarda il tennis ed offre una visuale perfetta da ogni settore. Nonostante gli indubbi pregi però, nel corso dell’edizione 2014 si sono visti numerosi vuoti sugli spalti del campo centrale ed i due stadi secondari sono stati quasi sempre semivuoti. Questo per non parlare dei campi periferici, l’equivalente del ground al Foro Italico, completamente deserti anche in una giornata come quella di ieri, nella quale gli organizzatori avevano programmato in quei campi il match della numero tre del mondo Agnieszka Radwanska e quello di Sara Errani e Caroline Garcia. Gli anni scorsi invece, gli stessi traboccavano di rumorosi appassionati, trascinati alla Caja Magica dallo splendido clima di Madrid in questo periodo dell’anno, caldo, ma non opprimente, come può essere invece nei mesi estivi. Gli organizzatori ora sperano almeno che il grande successo dei giocatori spagnoli e l’alta qualità del torneo femminile spingano gli appassionati a riempire gli spalti del Manolo Santana nelle ultime tre giornate di torneo.
Giornalisti affamati e scontenti. Passiamo alla sala stampa, uno dei fiori all’occhiello del torneo madrileno negli anni scorsi. Il Madrid Open infatti era famoso tra gli addetti ai lavori per essere uno degli appuntamenti più confortevoli e accoglienti per i cronisti. I giornalisti infatti sono accolti in una grandissima sala stampa, dotata di ampi desk, ciascuno dei quali corredato da uno schermo che fornisce le immagini da tutti i campi dell’impianto, compresi quelli che non hanno la produzione televisiva. A questo, nelle scorse edizioni, si univa un servizio di ristorazione pressoché unico nel panorama internazionale, che forniva, gratuitamente, ai giornalisti, due pasti luculliani al giorno più una serie di snack e long drink offerti dagli sponsor. Nel 2014 all’improvviso tutta questa, magari anche eccessiva ospitalità è sparita, i pasti sono diventati a pagamento ed il servizio “principesco” gratuito è rimasto soltanto per gli iscritti alla Internacional Tennis Writers Association, che a quanto pare, in questo torneo si contano sulla punta delle dita (su un totale di più di 400 giornalisti accreditati). Ai comuni mortali invece, gli unici “rifornimenti” concessi, sono delle bottigliette d’acqua, della frutta e una specie di liquido, che tutti si ostinano a chiamare caffè, ma che della nobile bevanda ha soltanto le sembianze cromatiche. Come se non bastasse, anche il servizio informativo non sembra essere all’altezza delle scorse edizioni, con le note per la stampa che escono sempre con maggiore ritardo e i tabelloni del torneo per i giornalisti, che sono stati attaccati sui muri della sala stampa soltanto nella giornata di ieri, dopo la disputa degli ottavi finale.
Insomma tutta questa serie di indizi testimonia il declino di un torneo, ancora giovane (la prima edizione è datata 2002, mentre alla Caja Magica si gioca soltanto dal 2009), ma che negli anni scorsi sembrava avere un potenziale infinito. Come dimenticare infatti le parole del suo “inventore” Ion Tiriac, che negli anni scorsi parlava della sua creatura come del futuro quinto Slam, da affiancare ai quattro tradizionali. Il torneo di Madrid inoltre, almeno fino allo scorso anno, sembrava essere in lizza, insieme ai nostri Internazionali d’Italia, per essere oggetto di un ampliamento del tabellone, che lo avrebbe condotto ad avere un tabellone a 96 giocatori ed una programmazione spalmata su 10 giorni, come i due Master 1000 americani di Indian Wells e Miami. Francamente vedendo il calo patito dal torneo in questa edizione, pensiamo che in quest’ottica il torneo di Roma non debba assolutamente temere la concorrenza degli spagnoli.
Trovare le ragioni di questo, almeno apparente, declino non è l’operazione più facile del mondo, dato che se chiedi in giro nessuno sa fino in fondo la verità o se la conosce, se la tiene per sé. Sicuramente la generale crisi economica che stiamo attraversando gioca un ruolo importante, ma alcune voci però, vogliono il deus ex machina del torneo, Ion Tiriac, stanco di investire su questo torneo da lui tanto amato in passato, dopo la delusione per la bocciatura del suo esperimento “Tierra Azul”, datato 2012. Il magnate rumeno infatti, aveva provato a cambiare il colore della superficie, per avere una visibilità migliore del gioco, raccogliendo però soltanto le lamentele di Nadal e Djokovic (in quell’edizioni eliminati, a loro dire, più dalla scivolosità del campo che non dai propri avversari), che minacciarono di disertare le future edizioni del torneo, se non si fosse tornati immediatamente alla tradizionale terra rossa. Le “lacrime” dei due fenomeni spinsero la Atp a mettere al bando la terra blu. Da allora, si dice che Tiriac abbia perso gli stimoli e chiuso di conseguenza i proverbiali rubinetti. Ed il torneo ne risente, eccome.
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