
MELBOURNE 1988: LA FINALE WILANDER – CASH
Tennis. E’ il 1988, quando una finale decisa 8-6 al quinto set rende ancora più memorabile l’anno del rinnovamento degli Australian Open. In quell’anno si passa dal vecchio stadio Kooyong, situato nella zona sudorientale di Melbourne, inadeguato a ospitare un grande evento, all’attuale Flinders Park (più tardi rinominato Melbourne Park) e si cambia superficie: si passa dall’erba al Rebound Ace, il cemento gommoso famoso per il suo colore verde. Da quell’anno nessuno si sognerà più di rinunciare allo Slam australiano, che tornerà definitivamente all’altezza degli altri tre major. Nuova superficie, ma vecchi finalisti tra gli uomini nel 1988. Il vincitore per la terza volta è Mats Wilander, capace di adattarsi subito al Rebound Ace e al contempo in grado di mutare il suo gioco a seconda degli avversari. Per la seconda volta consecutiva è l’idolo di casa Pat Cash a soccombere in finale, dopo essere riuscito nell’impresa di eliminare al turno precedente Ivan Lendl. La finale tra i due tennisti è stato l’epilogo perfetto per l’edizione della rinascita, che ha registrato un aumento delle presenze del 90 per cento, 266.436, rispetto alle 140.000 dell’anno precedente a Kooyong. Un incontro deciso al quinto set in favore di Mats Wilander, con il punteggio finale di 6-3 6-7 3-6 6-1 8-6 (in Australia il tie-break al quinto set non è previsto), che conquista così il suo terzo e ultimo Australian Open, arrecando a Cash un’altra delusione dopo la finale persa l’anno precedente contro un altro terribile svedese: Stefan Edberg. Questo a conferma di come vincere davanti al pubblico di casa è veramente difficile. Nel caso australiano, infatti, un successo di un tennista aussie manca dal 1976, quando a trionfare sotto gli applausi degli spettatori seduti negli spalti di legno del Kooyong fu Mark Edmonson, che sconfisse il connazionale John Newcombe, vincitore l’anno precedente. La vittoria di Edmonson ha registrato anche un record incredibile: partito dalla 212.ma posizione in classifica riuscì ad alzare il titolo, diventando il giocatore con la più bassa posizione in classifica a vincere un torneo del Grande Slam.
La finale del 1988 vede di fronte due stili di gioco diversi. Da una parte il tennis tattico di Wilander, basato sulla resistenza mentale e sull’adattarsi al gioco dell’avversario, dall’altra il gioco più “frizzante” di Cash, che appena può scende a rete per chiudere con la volee, suo marchio di fabbrica.
Il primo set è dominato dallo svedese, bravo ad approfittare del nervosismo del beniamino di casa che fa fatica a inquadrare il campo, chiudendo per 6-3. Il secondo parziale sembra avere lo stesso copione ma, in soccorso di Cash in svantaggio per 3-0, arriva la pioggia che fa sospendere il match. L’australiano riesce a riorganizzare le idee e quando l’incontro riprende recupera sul 4-4, riuscendo ad aggiudicarsi il secondo parziale al tie-break. L’inerzia si sposta tutta dalla parte dell’australiano nel terzo set, complice un Wilander meno convinto rispetto all’inizio. Cash vola sul 3-0 e mantiene il vantaggio, chiudendo per 6 giochi a 3. La partita sembra ormai interamente nelle mani di Pat, ma un suo clamoroso calo di concentrazione rimette in gioco lo svedese, che sfrutta il disastroso momento dell’avversario per portarsi a casa il quarto set per sei giochi a uno. Nel quinto e decisivo set, Cash perde il primo turno di servizio, riuscendo però a recuperare subito sul 2-2. A questo punto l’equilibrio prende il sopravvento, entrambi i tennisti servono bene, ma a sentire per primo la pressione è Cash, che sul 6-6 perde la battuta, permettendo poi a Wilander di chiudere con il punteggio finale di 8-6. A fare la differenza è la maggior solidità al servizio dello svedese, che fatica solo nel turno di servizio quando è sotto sotto quattro giochi a cinque, game lungo finito ai vantaggi, ma con nessun match point concesso a Cash.
Una delle partire sicuramente da rivedere in VHS e che ha segnato, anche come spartiacque, la storia dell’Australian Open.
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