
PAT CASH, I 49 ANNI DEL PIRATA
Tennis. Ci sono emozioni che non si possono contenere, di emozioni si vive, si scrive la storia, non si possono circoscrivere, spezzano l’ordinario ed il protocollo, stupendo, facendo sorridere, a volte sconcertando nella loro esternazione chi ci circonda: è la storia di Pat Cash, della finale di Wimbledon del 1987 e di quei tanto discussi “salti verso le tribune”.
Bisogna avvolgere il nastro, tornare indietro all’estate dell’ 87, in terra sassone si disputa il terzo degli Slam: “il pirata” (chiamato così per la sua abitudine a cingersi il capo con una bandana) si intromette quasi inaspettatamente nella lotta al titolo di Wimbledon fra Boris Becker e Ivan Lendl, sconfigge Mats Wilander, in semifinale Jimmy Connors e in finale Lendl. Due ore e 45 minuti di battaglia 7-6 6-2 7-5 senza perdere neanche un set (ceduto solo una volta in tutto il torneo), una vittoria netta e meritata che spiazza Lendl rimandando per la seconda volta il suo appuntamento con la vittoria di Wimbledon (il tennista eco naturalizzato statunitense non riuscirà mai a vincere questo torneo). Ventidue anni ed essere il re di Wimbledon dovrà essere stata una gioia incontenibile per Pat, il ragazzo nativo di Melbourne non ha voluto aspettare niente e nessuno (al bando cerimonie e duchi di Kent) e si è voluto circondare immediatamente delle persone a lui più care per festeggiare la vittoria sfatando una cerimonia “sacra” dal 1877. I salti e la scalata verso le tribune, dirigendosi verso il suo box, l’abbraccio con il padre, l’allenatore e la compagna (che allora gli aveva già dato un bambino), le telecamere della BBC non riuscivano a trovare il tennista australiano, Lady Diana divertita e visibilmente felice per la vittoria e il comportamento così spontaneo del vincitore, da allora la prassi vuole che il trionfatore esegua la “scalata” alle tribune del central court per festeggiare il titolo: attimi che hanno scritto la storia di Wimbledon e che saranno ricordati ancora a lungo; da qui in poi la discesa.
La caduta del campione, la lotta del guerriero, un’amara e triste sentenza dopo un presagio nefasto saggiato già in parte prima del trionfo londinese con i due problemi dell’ernia al disco: gli infortuni ai legamenti, le ginocchia che cedono all’usura e agli urti (uno rotto a causa delle porte di un ascensore)ed una carriera martoriata dai tanti, troppi infortuni.La vita tennistica nel singolare subisce una brusca frenata, quella di doppio continua riportando, tra l’altro, anche qualche successo (1990 a Sydney e Hong Kong e 1996 a Pinehurst).
Ma del pirata vanno ricordate e celebrate anche altre vittorie: le due Coppe Davis conquistate per l’Australia nel 1983 e nel 1986 battendo in finale a Melbourne la Svezia (nella finale del 1986 ha conquistato tutti e tre i punti per il proprio team). Per non dimenticare i 2 titoli di Melbourne (1982 e 1983) e quello di Brisbane (1983) che legano questo tennista con un legame quasi viscerale alla propria patria.Nel 1987 il successo a Nancy e a Johannesburg e per finire la vittoria ad Hong Kong (1990). Le finali conquistate e poi perse sono 5: tre a Melbourne (1984, 1987 e 1988), a Sydney (1987) e a Seoul (1990).
Oggi Cash festeggia i suoi 49 anni, frequenta ancora il circuito tennistico delle “vecchie glorie” ed è ancora ritenuto uno dei migliori interpreti del serve & volley, si è conquistato molte simpatie per il suo gioco spettacolare ed aggressivo, come il suo carattere, grintoso e indomito: un vero pirata del campo da tennis.
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