
RACCHETTOPOLI, UN PROBLEMA SOLO ITALIANO?
TENNIS – Ci siamo. “Racchettopoli”, l’inchiesta sulle scommesse nel tennis, costola delle più articolate indagini che investono in particolare il mondo del calcio, si appresta a vivere una svolta. Inevitabile. Alla luce delle intercettazioni delle conversazioni tenute dai presunti protagonisti della vicenda su Skype e Whatsapp, nei prossimi giorni il pm Roberto Di Martino chiamerà a deporre presso la Procura di Cremona le persone iscritte nel registro degli indagati.
Trascrizioni su trascrizioni di conversazioni su Pc, smartphone e tablet (stimati circa duecento dispositivi elettronici analizzati) per fare luce su un caso che uscirà dai confini italiani. Le chat parlano chiaro: i nomi che circolano non sono soltanto quelli di giocatori azzurri. Parallelamente, anche il presidente della federtennis Angelo Binaghi nei giorni scorsi aveva tenuto a sottolineare che i presunti illeciti, le sospette combine, investivano competizioni internazionali. Già, ma quanto? Fin dove si saranno spinte le possibili irregolarità oggetto dell’inchiesta?
Proseguono nel frattempo le udienze dell’incidente probatorio, che si moltiplicano per via dell’enorme mole di materiale raccolto dagli oltre cento indagati. La terza udienza della serie è prevista il prossimo 27 novembre. Entro Natale, infine, dovrebbero completarsi le indagini. Al momento, tuttavia, si parla di “Racchettopoli” come un enorme pentolone milionario.
Da settimane si citano le chat di Daniele Bracciali. Conversazioni che vedono protagonisti poi il DS del Perugia Roberto Goretti, oltre al commercialista dell’ex calciatore Beppe Signori, Manlio Bruni, e che coinvolgono anche Potito Starace e Filippo Volandri.
Ma, come detto, “Racchettopoli” non è un problema solo italiano. Martedì scorso, come riferito su questo sito, è intervenuto anche il presidente dell’Itf, Francesco Ricci Bitti, il quale ha precisato: “Il nostro sport non è affatto marcio, piuttosto è leader nell’affrontare la questione delle scommesse illegali”. “Siamo uno degli sport, dopo il calcio, dove si scommette di più – ha proseguito il numero uno del tennis – Abbiamo studiato il problema e creato la ‘Tennis integrity union’ per combattere questo fenomeno e ora siamo un modello. Guarderemo gli ultimi casi con la massima attenzione, ma nel frattempo ci sono state due squalifiche a vita confermate dal Tas e abbiamo adottato una politica di tolleranza zero”.
Ricci Bitti ha però ammesso la necessità di aiuti dall'”alto”. “Questo fenomeno non può risolverlo esclusivamente lo sport. I grandi attori sono i governi, perché in materia le leggi sono diversissime e gli operatori di scommesse, che per ora favoriscono la quantità piuttosto che la purezza delle stesse. Qualche progresso è stato fatto. Il Consiglio d’Europa, ad esempio, sta emettendo un documento per uniformare le leggi dei diversi Stati in materia. Ma è un mondo molto giovane, e c’è bisogno che le parti si siedano attorno a un tavolo per lavorare assieme”.
Nel frattempo, a Cremona, la saga di “Racchettopoli” prosegue.
La radice del problema a mio avviso sta nel ruolo delle agenzie di betting. Mi spiego: se chiunque può scommettere anche su un match di un torneo Challenger o – peggio ancora – Future, volete che ciò non induca alla corruzione? Confrontate i prize money di questi tornei con i proventi di un match taroccato.
Mi sono occupato del fenomeno dal 2010, mi ha appassionato a tal punto che è diventato il perno centrale della trama del mio romanzo d’esordio; “Tropical Connection”. http://www.amazon.it/Tropical-Connection-Pierpaolo-Renella-ebook/dp/B00OSTE9TM