
SINNER: “QUESTA FINALE NON SIGNIFICA NULLA”
Tennis. A 19 anni e 7 mesi, Jannik Sinner ha raggiunto la sua prima finale in un Masters 1000 al Miami Open.
L’azzurro ci è riuscito rimontando un osso durissimo come Roberto Bautista Agut, peraltro in condizioni rese ancora più difficili dal vento.
“Quando sei lì a pelare le patate, non vuol dire che proprio non sai cucinare. Vuol dire che la strada è lunga, che devi imparare tante ricette, devi capire come impiattare.
Ma quello arriverà dopo. Io credo di essere cresciuto nelle ultime tre settimane, ma questo non vuol dire che io abbia finito di pelare patate e carote.
Mi piacerebbe essere già lì a impiattare, ma adesso è impossibile“ – ha dichiarato l’altoatesino.
Il settimo game del secondo set ha giocato un ruolo decisivo nell’economia della sfida. “Roberto ha alzato il ritmo, io non ho servito benissimo e ho fatto qualche errore.
Ho cercato di rimanere attaccato alla partita perché finire sotto 4-3 con il break… non sarebbe stato facile rientrare.
Ovviamente preferiresti non trovarti in quella situazione, ma anche quando ti trovi sotto 0-40 non è detto che tu debba perdere il game.
E proprio quel game ha cambiato un po’ la partita: ci sono punti che possono decidere un match.
In ogni caso, essere sotto di un break non significa niente. La partita non è certo finita“ – ha analizzato Sinner, che in caso di successo farebbe il suo ingresso nella Top 15 ATP.
“Ogni anno che passa sono un giocatore diverso“, continua. “E fra un anno sarò ancora un altro giocatore, spero, perché non vorrei fermarmi qui come livello.
Ma sono sicuro che non mi fermerò, perché alle mie spalle ho Riccardo, Dalibor, tanti esperti. Però non mi metto fretta, la strada è lunghissima. Non vuol dire nulla il fatto di fare una finale qui“.
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