
UN QUINTO SLAM IN BRASILE: È FANTATENNIS?
Tennis. Il circuito sia femminile sia maschile è di stanza in Brasile, a Rio de Janeiro. Il mondo brasiliano non è ovviamente nuovo allo sport, il Brasile sarà capitale infatti capitale sportiva nel 2014 con i mondiali di calcio e nel 2016 con le Olimpiadi. Ecco quindi arrivare la proposta che potrebbe rendere il Brasile capitale annuale del tennis: fare lì un quinto slam.
La proposta arriva da bleacherreport.com che in un lungo articolo ha spiegato alcuni dei motivi per cui sarebbe opportuno mettere in pratica quella che sarebbe una svolta epocale nel mondo del tennis, pari forse soltanto all’inizio dell’era Open. La proposta è di quelle choc anche se non è nuova: nelle ultime settimane anche la Cina era stata presentata come nuova possibile sede di uno slam, bleacherreport si è però impegnato a spiegare punto per punto i motivi per arrivare a questa novità in Brasile. Che il tennis in generale in America del Sud è un grande polo attrattivo è sotto gli occhi di tutti: condizioni meteorologiche, calore e passione sono solo alcune delle componenti. Al Brasile nello specifico manca il grande campione, il giocatore da copertina, sono lontani insomma i tempi di Guga Kuerten, ma che il tennis ormai non sia solo affare di Europa e Nord America è un dato di fatto.
Il primo grande beneficio, quello più evidente, sarebbe l’addio al lungo digiuno di uno slam tra gennaio e fine maggio, ovvero tra Ausopen e Roland Garros. Un cambiamento nel mondo degli slam non è però cosa comune, non a caso l’unico che nel corso degli anni è stato accettato è il cambio della superficie (prima erano tre su quattro giocati sull’erba) e non è che il tutto sia passato senza polemiche nel corso degli anni. In Sud America ovviamente la superficie è la terra, quindi un eventuale quinto slam sarebbe su terra e secondo bleacherreport questo fornirebbe simmetria al numero degli slam. Non la penserebbero così però i giocatori propensi alla velocità dell’erba (che sono ormai gli svantaggiati all’interno del circuito). Per chi crede che tutto questo favorirebbe oltre misura Rafael Nadal nella conta dei titoli più pregiati, bleacherreport è stato poi chiaro: il quinto slam andrebbe introdotto una volta finita l’era dello spagnolo, che altrimenti potrebbe instaurare una dittatura come fatto in otto degli ultimi nove Roland Garros. Inoltre introdurre il quinto slam servirebbe, oltre che dare nuova linfa al movimento tennistico mondiale, anche a dare un nuovo inizio allo sport dopo un’era dominata da dei cannibali della racchetta, che senza troppi problemi si sono spartiti tutti i titoli degli slam, meno due, degli ultimi anni.
Certo è che però il solo paventare tale cambiamento darebbe il via a polemiche relative al conteggio delle vittorie nel grande slam, che da sempre vengono considerati quasi l’unico criterio per valutare il più grande. Un discorso, questo, che è già aleatorio di suo e che se affrontato con questi termini poi diventa assolutamente nullo, in quanto è impossibile paragonare giocatori di diverse epoche e con diverse abitudini – Borg ad esempio non andava spesso in Australia, ma è difficile non considerare lo svedese uno dei migliori della storia – Insomma come valutare la grandezza dei giocatori una volti cambiato il numero gli slam a disposizione non dovrebbe essere uno dei problemi di tale introduzione, anzi sarebbe la conferma dell’idea che c’è alla base della proposta: dare nuova vita e nuovo slancio allo sport.
Non mancano però le controindicazioni per un passo così importante. Per esempio c’è il fitto calendario dell’Atp che renderebbe difficile piazzare due settimane in Brasile. I porta voce di questa proposta propongono metà marzo come periodo, in questo modo i giocatori avrebbero modo di prepararsi con le altre tappe del Sudamerica. Certo bisognerebbe spostare Indian Wells, ma quello che provocatoriamente viene proposto è la cancellazione del 1000 di Miami che avrebbe “poco seguito di pubblico e giocatori” e addirittura della Coppa Davis. Se si può accettare di discutere su Miami, è più difficile farlo immaginando a un tennis senza Davis. Voler andare incontro alle novità può essere una strada percorribile ma il tennis è uno sport che fonde la propria bellezza anche nelle tradizione e volerle cancellare rischia di diventare un boomerang con effetti controproducenti.
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