
US OPEN: NON SI ESCLUDE LA POSSIBILITA’ DI GIOCARE A PORTE CHIUSE
TENNIS – New York è purtroppo una delle città più colpite dalla pandemia da Coronavirus, e a nessuno saranno sfuggite le drammatiche immagini delle tante bare bianche tutte uguali seppellite nel Bronx. Il numero delle vittime continua a crescere in maniera preoccupante e già da diversi giorni il Billie Jean King Tennis Center di Flushing Meadows è stato “trasformato” in un vero e proprio ospedale da campo con 350 posti letto.
Al momento non è arrivata ancora nessuna decisione ufficiale rispetto allo svolgimento degli Us Open, in programma secondo il calendario dal 31 agosto al 13 settembre prossimi. Si attendono gli sviluppi delle prossime settimane per capire quale potrà essere la soluzione migliore, ma si stanno già addensando diversi dubbi sulla possibilità di svolgere regolarmente il torneo. Nelle ultime ore gli organizzatori starebbero prendendo in considerazione l’ipotesi di giocare a porte chiuse, a patto che l’emergenza sanitaria sia almeno in parte superata alla fine di agosto, anche perché contrariamente a Wimbledon gli US Open non hanno una assicurazione contro le pandemie e la cancellazione del torneo significherebbe per la Usta una perdita di quasi 400 milioni di dollari. L’obiettivo degli organizzatori quindi è quello di non spostare né la data né la sede del torneo, anche se da diversi giorni circola la voce per la quale lo Slam statunitense si potrebbe disputare addirittura a Indian Wells tra novembre e dicembre, periodo in cui a New York sarebbe troppo freddo per giocare all’aperto. Lo spostamento del torneo in inverno però non sarebbe molto gradito, soprattutto dalle televisioni (a partire dalla Espn) visto che andrebbe a sovrapporsi con la fase calda della stagione del football Nfl. Di conseguenza tutti gli sforzi verranno focalizzati per cercare di mantenere le date originali, ed ecco che potrebbe diventare realtà proprio l’ipotesi di giocare a porte chiuse, scenario che rappresenterebbe il minore dei mali per gli organizzatori. Se da un lato infatti verranno persi gli incassi della biglietteria, dall’altro si salverebbero almeno una parte degli incassi pubblicitari e la maggior parte di quelli televisivi, in modo da attutire il colpo per lo meno a livello economico.
(Nella foto il Louis Armstrong Stadium utilizzato come deposito)
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